In questo intervento prenderemo in esame la produzione incisoria ispirata ai temi della Grande Guerra di un esponente di spicco della grafica d’arte italiana della prima metà del XX secolo: lo silografo, medaglista e scultore Publio Morbiducci (Roma, 1889-1963).
Cominciamo subito con l’anticipare che, durante il periodo del conflitto, l’artista si limitò a realizzare pochissime, seppur intense, grafiche ispirate alla guerra, mentre nel corso degli anni Venti, da quegli eventi egli trasse materia per un’opera di ampia portata. Avremo modo di osservare come a queste due diverse fasi corrisponda un cambiamento radicale di scelte artistiche, iconografiche oltre che stilistiche, che trovano una loro ragione profonda nei mutamenti epocali che contrassegnarono il passaggio tra il periodo dell’avanguardia e il dopoguerra.
Gli esordi di Morbiducci si collocano nell’epoca d’oro della silografia italiana, riportata in auge da Adolfo De Carolis e promossa da «L’Eroica», una delle più prestigiose riviste del tempo, che pubblicava gli originali dei maestri. Siamo intorno al 1912, in un momento in cui l’artista prendeva le distanze dalle gusto simbolista e dalle declinazioni liberty prevalenti nella scuola decarolisiana, per guardare ai modelli dell’espressionismo e alla grafica di Lorenzo Viani. Di questo orientamento stilistico risentono, in una certa misura, le incisioni che produsse durante il primo conflitto mondiale.
L’evento della guerra in sé non sembra abbia avuto nella biografia dell’artista un impatto particolarmente incisivo né eccessivamente traumatico, almeno a giudicare dall’esiguo numero di opere che allora gli ha dedicato. Sebbene per età appartenesse alla generazione dei candidati al reclutamento, ebbe tuttavia l’esonero. La sua partecipazione al conflitto fu solo indiretta e limitata ad un periodo di lavoro in una fabbrica di proiettili di artiglieria (nota 1). Sono due soltanto le incisioni, tra quelle realizzate in questi anni (una ventina in totale), in cui ha rappresentato dei soggetti riconducibili alla guerra. Si tratta di silografie non datate e collocabili tra il 1913 e il 1915 (nota 2).
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Fig. 1 La partenza |
La prima, intitolata La partenza, è un’opera aspra e dura ma intensamente poetico (fig. 1) (nota 3). L’impaginazione verticale conferisce una forte enfasi alla contrapposizione tra la schiera di donne con bambini che procedono in fila serrata (lungo una traiettoria verticale) dallo fondo a sinistra verso il primo piano, e quella dei capifamiglia collocata nello sfondo, che si incammina (lungo una traiettoria orizzontale da destra a sinistra) verso i campi di battaglia. Particolarmente marcato, inoltre, nelle figure muliebri è il contrasto (che ne sottolinea la forte tensione psicologica) tra i neri pieni che ne definiscono i volumi degli abiti e i triangoli bianchi dei visi affilati chiusi nei foulard. I segni e i gesti di ciascun personaggio paiono ricondotti al loro valore di impulsi primordiali. In questa partenza si avverte tutta l’angoscia per la guerra, che Morbiducci osserva dal punto di vista degli umili e dei deboli.
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Fig. 2 La fabbrica d’armi |
La seconda opera silografica riconducibile alla guerra è La fabbrica d’armi (fig. 2), recentemente pubblicata nel catalogo ragionato dell’opera xilografica di Publio Morbiducci, a cura di Francesco Parisi (nota 4). Si tratta di un soggetto che evoca l’esperienza personale dell’artista impiegato in una fabbrica di artiglieria ubicata sulla via Flaminia nei pressi di Roma (nota 5). In una composizione di formato orizzontale sono delineate due figure al lavoro presso grandi bancali provvisti di torni: si tratta di sagome senza volto, segnate da scarni tratti obliqui. Di questi operai si percepiscono anzitutto le braccia, colte nell’atto di azionare delle leve. Nessun elemento propriamente umano va a connotare questi lavoratori, forse come denuncia della disumanizzazione per cui un uomo (il soldato catapultato nel carnaio dei combattimenti, come l’operaio che lavora per produrre ordigni) viene ridotto a ingranaggio della grande macchina bellica.
Un chiaro sentire antimilitarista sembra promanare dalle opere finora descritte, in coerenza con l’orientamento politico dell’artista che in quegli stessi anni aderiva al Partito Socialista, seguendo l’esempio dei familiari, in particolare della madre Anna Maria Polizzi, da sempre impegnata nelle lotte sindacali.
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Fig. 3 Il duca d’Aosta |
Un decennio più avanti Morbiducci tornerà a incidere temi di guerra. L’occasione fu la richiesta di Ettore Cozzani, divenuto da tempo suo estimatore e committente, di realizzare per le edizioni de «L’Eroica» l’intero apparato decorativo di un testo letterario incentrato sulla glorificazione dei protagonisti della Grande Guerra: si trattava dell’opera intitolata La corona del re, contente i versi di Vittorio Emanuele Bravetta (nota 6). Oltre al frontespizio, ai fregi, alle testatine, ai capilettera, agli occhielli, ai finalini, ecc., Morbiducci ha inciso 25 silografie a piena pagina, 21 delle quali dedicate a diversi personaggi che furono insigniti di particolari onorificenze da parte del re Vittorio Emanuele III (nota 7).
Qui l’artista ha rappresentato la guerra in una modalità completamente diversa da quella abbracciata precedentemente. Il contesto era del resto molto cambiato: siamo nella fase che gli storici dell’arte definiscono “ritorno all’ordine”. Inoltre, fatto ben più rilevante, la concezione del testo letterario aveva una finalità eminentemente celebrativa, basata sulla centralità dei “protagonisti” della guerra, escludendo a priori qualsivoglia istanza critica. Tutto ciò non poté non condizionare le scelte artistiche di Morbiducci il quale aderì dunque ad un tale modo di leggere l'esperienza della Grande Guerra. Nelle sue illustrazioni egli seguì il criterio della variatio, alternando scene di carattere realistico-narrativo, ad altre allegoriche (con figure mitologiche o eroiche), ad altre prettamente simboliche-paesaggistiche o simboliche-monumentali.
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Fig. 4 Caviglia |
Tra le opere di matrice realistica troviamo, ad esempio, diverse immagini nelle quali si esaltano le virtù dei personaggi attraverso la rappresentazione delle azioni o delle imprese da loro ispirate. È il caso dei tre grandi “condottieri”: Il duca d’Aosta (fig. 3), Caviglia (fig. 4), e Thaon di Revel: nel primo la qualità celebrata è il senso religioso, espresso nella devozione dei soldati; nella scena riferita a Caviglia si raffigura l’eroismo e il coraggio dei fanti che avanzano intrepidi in battaglia; nella scena intitolata a Thaon di Revel è invece l’obbedienza dei marinai ripresi mentre salutano con deferenza.
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Fig. 5 Cantore |
Un realismo potente impronta anche le raffigurazioni più tragiche, come quella del generale Cantore che, ucciso nelle Tofane (Dolomiti), giace in una distesa coperta di neve (fig. 5).
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Fig. 6 Sauro |
La ripresa del patriota Sauro (fig. 6) esalta il momento del martirio, avvenuto con l’impiccagione: un’immagine cruda e vigorosa, nella quale il personaggio sembra ergersi trionfante nel momento della morte.
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Fig. 7 Baracca |
Per quanto concerne le allegorie, è degna di nota la vittoria alata che si leva sopra le nubi, dedicata al celebre aviatore Baracca: figura possente, pervasa da un flusso di energia ascendente (fig. 7).
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Fig. 8 Locchi |
Chiudiamo con le raffigurazioni paesaggistiche, tra le quali è particolarmente suggestivo il notturno con la veduta di Gorizia sovrastata da una corona di stelle, dedicato al grande soldato-poeta Vittorio Locchi che, nell’agosto del 1916, prese parte alla conquista della città (fig. 8), celebrando l'impresa militare nella sua La sagra di Gorizia.
Carol Morganti
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NOTE
(1) Cfr.: Francesca
Lombardi, voce Morbiducci, Publio in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 76, Roma 2012.
(2) Le due opere sono
schedate nel recente catalogo dell’opera xilografica del maestro: Francesco
Parisi, Publio Morbiducci. Catalogo ragionato dell’opera xilografica,
Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda (Treviso) 2013, n. 2 p. 34 e n. 19, p.
39.
(3) Cfr.: Nicoletta
Cardano, Publio Morbiducci 1889-1963
pitture, sculture medaglie, Roma 1999, n. 10 p. 54, 56.
(4) Cfr.: nota 2.
(5) Mario Finazzi, Publio Morbiducci la vita, in Parisi,
cit., p. 198.
(6) In proposito si
veda: Parisi, cit., pp. 19-20. L’opera venne pubblicata nella collana “I
gioielli” nel 1925. Si tratta di una pubblicazione a favore
dell'Unione Coop. tra Tubercolotici di Guerra.
(7) I personaggi sono suddivisi nelle seguenti categorie: i politici (4 tavole: Boselli, Salandra, Sonnino, Mussolini); i condottieri (5 tavole: Cadorna, Diaz, Cavigli, Giardino, Thaon di Revel);
i martiri (5 tavole: Battisti, Sauro, Toti, Paolucci De Calboli,
Rismondo); gli eroi (7 tavole: Locchi, Baracca, Cantore, Rizzo, D’Annunzio, Del Croix, Corridoni e La madre del fante).
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