«I giorni successivi sono contrassegnati da un seguito di furibondi attacchi nemici. Noi non siamo più uomini ma organismi elementari che anelano irragionevolmente di sopravvivere nonostante il frastuono annientante degli obici, il tanfo di zolfo, il bagliore fulvo e bollente di colpi di smisurata potenza. Vivere, vivere, a dispetto dell’abbraccio sepolcrale della terra e delle urla dei feriti, dei mille cadaveri carbonizzati e fumanti, degli ordigni che piovono dal cielo, degli inglesi che si avvicinano ricurvi, incuranti dei colpi delle nostre mitraglie.»
D. Malini, Taccuino di un nemico, Mursia
Le opere di questa sezione offrono una visuale sulla vita dei soldati al fronte piuttosto difforme rispetto a quella trasmessa dalle rappresentazioni ufficiali, intesa in genere a esaltare qualità quali il valore, il coraggio, il senso del dovere, l’abnegazione. Ciò che caratterizza invece i lavori di artisti-soldato, come quelli qui presentati, è sovente il fatto di raccontare situazioni ed eventi reali, non idealizzati, senza alcun intendimento di esaltazione eroica.
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Marcel
Chabas, Notte, tempera e matita, mm 165 x 219 |
Nel
disegno rifinito a tempera di Marcel Chabas (1890 - 1948) dal titolo Notte, lo spazio
angusto di una trincea appare gremito da numerose presenze umane: il militare
al centro, in posizione accovacciata, è intento a scrivere, quello sulla
destra, in preda alla stanchezza, si appoggia al fucile puntellato al terreno a
mo’ di bastone, quello sulla sinistra, rivolto di schiena, osserva un gruppetto
di compagni che discutono, altri infine, in piedi, sfumano sempre più
indistinti nella profondità del tunnel. Personaggi che non sembrano essere in
una qualche relazione gli uni con gli altri, accomunati invece solo dal fatto
oggettivo di condividere lo spazio fisico della trincea. La resa monocroma pare
sottolinearne l’isolamento e la cruda tediosità della vita al fronte.
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André Dunoyer de Segonzac,
“Due militari”,
acquaforte, mm 162 x
112 (lastra)
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André
Dunoyer de Segonzac (1884 - 1974),
prolifico disegnatore e incisore, documentò con centinaia di opere la propria
esperienza di guerra cui partecipò dapprima come lettighiere e poi nella
sezione di camuffamento [nota 1]. Nell’acquaforte visibile qui sopra appaiono due militari che percorrono l’interno di una
trincea, apprestandosi forse a uscire in vedetta. L’artista pare avere un
intento satirico, poiché la goffaggine delle due figure, delineate in modo
chiaramente caricaturale, le fanno sembrare già a prima vista poco idonee a
intraprendere imprese coraggiose o eroiche. Si tratta dunque di una
raffigurazione lontanissima da quelle della propaganda, che, con un sorriso
amaro, evidenzia il conflitto vivissimo prodotto dall’impiego generalizzato
dell’uomo comune nel compito gravoso, crudele e per lui sostanzialmente
inattuabile della guerra moderna.
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Werner Paul Schmidt, Avamposto, 1914, litografia,
mm 340 x 265 (inciso), mm
408 x 345 (foglio) |
Altre
immagini di vita al fronte sono contrassegnate da profonda mestizia, esibendo
lo stato di disagio e di malessere interiore che attanagliava coloro che erano
in prima linea. Ad esempio, la litografia Avamposto di Werner Paul Schmidt (1888 - 1964), datata
1914, mostra la condizione di prostrazione di tre soldati in
postazioni prossime alla linea nemica, in una pianura definita da tratti
sommari. Nel volto e nei gesti di questi uomini si scorgono i segni della
fatica e dello scoramento, acuiti dalla desolazione del luogo in cui sono
costretti. Opere di questo tipo rivelano squarci di esistenza, drammi umani
spesso banditi dalle iconografie ufficiali.
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Eduard
Thöny, Trincea, 1917, disegno, mm 297 x 230 |
Anche
il paesaggio, datato 1917, ripreso nel disegno Trincea di Eduard Thöny (1866 - 1950), comunica un stato
d’animo di precarietà. L’opera non mostra alcuna figura umana,
andando invece a delineare con notevole minuzia lo stretto budello di una
trincea. Lo sguardo dello spettatore vi si addentra come in un mondo alieno,
fermandosi via via sui più ridotti dettagli della galleria, sulla pietraia, sul
tronco spezzato e, fuori dal tunnel, sui rami degli alberi morti.
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Anonimo, “Natura morta”, 1918, disegno, mm 193 x 115 “Natura morta con tromba”, disegno, 1918, mm 194 x 115 |
Affianchiamo
all’opera precedente delle vere e proprie nature morte che contribuiscono a
delineare quella sorta di inedito cosmo chiuso che erano le trincee. Si tratta
della ripresa di alcuni semplici oggetti d’uso quotidiano: una tromba, un
tascapane e una gavetta. Gli schizzi, non firmati, recano entrambi la scritta
“Flavy le Martel”, paese della Piccardia, sito nei pressi del fronte nord della
Francia, e la data 2 ottobre 1918. La guerra era
ormai prossima alla fine, e quegli oggetti appesi alla parete di una trincea,
forse destinati a esservi abbandonati, sembrano testimoniare silenziosamente la
misteriosa quotidianità di una guerra terribile.
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Oskar Graf, Fuoco, acquaforte, mm 397 x 295 (lastra)
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La
vita al fronte era spesso costellata di eventi nei quali il singolo combattente
non rappresentava che un semplice e inerte spettatore. A tale riguardo alquanto
significativa è l’acquaforte intitolata Fuoco
di Oskar Graf (1878 - 1959), in cui vengono raffigurati un
raggruppamento di militari che, da dietro dei ripari, osservano un villaggio
dato alle fiamme. La scena possiede una grandiosità inusitata,
che le imponenti dimensioni dell’opera e l’accorto utilizzo di sapienti effetti
luministici contribuiscono a produrre.
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Walther Teutsch, L’assalto dei bavaresi, 1914,
litografia, mm 310 x 290
(inciso), mm 410 x 350 (foglio)
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Alla
staticità che caratterizza le scene di trincea si contrappone il movimento delle
rappresentazioni di battaglia. Dinamici al massimo grado appaiono i soldati
tratteggiati dall’artista espressionista tedesco Walther Teutsch (1883 -
1964) in L’assalto dei bavaresi. I fanti che caricano alla baionetta, preda di un vero e
proprio furore guerriero, non sembrano che macchine di distruzione senza più
alcun barlume di umanità.
Carol Morganti
Dario Malini
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Note
[1] Di André Dunoyer de Segonzac, oltre al lavoro descritto in questa sezione, è presente anche l’opera catalogata al numero 74.
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