Le battaglie sull'Isonzo: introduzione




“Un inferno: per chi aveva combattuto una volta sull' Isonzo ogni altro teatro di lotta aveva perduto il suo orrore”. 
Testimonianza di un ufficiale austriaco (P.Pieri, l'Italia nella prima guerra mondiale)

L'Isonzo, al momento della dichiarazione di guerra frontiera orientale con l'Austria, dal maggio del 1915 all'ottobre del 1917 fu teatro di un'interminabile guerra di posizione. La conformazione del terreno diede grandi vantaggi alle difese austriache. In una valle sovrastata da alture per oltrepassare il fiume si dovettero costruire ponti, sistematicamente bombardati dall'alto, attraversarli e correre in salita verso le trincee nemiche protette da cannoni, mitragliatrici e da complicati sistemi di reticolati che ostacolavano decisamente gli attaccanti. Così i “quindici giorni” previsti all'inizio del conflitto dall'Alto Comando per raggiungere Trieste diventarono tre anni e mezzo e le “piccole perdite” stimate per raggiungere l'obiettivo si trasformarono in centinaia di migliaia di morti.
Nella cronologia ufficiale le cosiddette “battaglie dell'Isonzo” sono ben dodici, segno che, nonostante i ripetuti sanguinosi sacrifici, non si andava né avanti né indietro. E' interessante però ripercorrerle tutte perché ciascuna presenta delle particolarità, nominando via via luoghi, fino ad allora sconosciuti e oggi per lo più dimenticati, dove tante giovani vite furono spezzate, ferite o umiliate. Paesi come San Martino del Carso, Vizintini, Sdraussina, Oppachiasella ed altri ancora vennero distrutti dalla furia dei combattimenti. In questa zona del fronte gli scontri si risolsero in alcune tra le più tremende, prolungate ed inutili carneficine dell'intero conflitto.
Ecco la testimonianza di un portaferiti novarese in servizio a ridosso della prima linea nei pressi del paese di Sdraussina. Per la prima volta è attore sul palcoscenico della guerra in uno dei punti cruciali del fronte e osserva la profonda modificazione subita dal paesaggio: “15/10/1916 Da qui l'occhio apprende e vede, non senza provare un senso di commozione, tutta la difficoltà della guerra e la terribile conseguenza. Tutto è distrutto, sembra d'essere in pieno deserto, in terra maledetta senza vegetazione. Tutto è bruciato, le piante sono mozzate e pelate a un metro da terra, il suolo è tutto smosso bucato, sembra lavorato. Ad ogni tratto ecco le trincee, le terribili trincee tenute per più di un anno dai nemici. Queste sono profonde un paio di metri unite una dall'altra da camminamenti e protette fino da 3 linee di reticolato fatto di cavaletti di ferro”.
Lo stesso giorno il soldato giunge con i suoi compagni a S. Martino del Carso: Un violento terremoto non avrebbe ridotto a tal rovina questo paesello.”



Giancarlo Romiti



<== Pagina principale dell'intervento                           Successiva cartella ==>

Nessun commento:

Posta un commento