La donna nelle raffigurazioni dei soldati

Quando una stanca voce femminile dà l’ordine di procedere, il primo della coda, dopo essersi immancabilmente guardato attorno come a cercare una via di fuga, sparisce dietro l’uscio e il corteo avanza di un passo. Dentro, una decina di moderne Veneri sbuffano annoiate.
Walter Giorelli
(da Il sorriso dell'obice di Dario Malini, Mursia editore)

La guerra strappa il soldato dall'esistenza familiare, catapultandolo in un mondo disumano. I contatti con la casa si allentano, limitati ai rari periodi di licenza e al filo tenue della corrispondenza epistolare, canale condizionato dalla censura e, per certi versi ancora di più, dall’autocensura. In questa separazione forzata dalla vita quotidiana, dagli affetti, dall’amore, l’esistenza può ritrovare un volto umano solo nella vicinanza dei camerati, che vengono a costituire una sorta di “nuova famiglia”tutta al maschile dove la donna è pressoché assente. L’immagine femminile nell’universo militare riaffiora quale evocazione della mente, per trovare una concreta materializzazione nell’arte di guerra.
In questa breve disamina prenderemo in considerazione diverse opere di artisti-soldato e artisti-testimoni, in gran parte inedite, realizzate nel corso del conflitto.

La prostituta, l’infermiera, la madre, la moglie
fig. 1
Introduciamo il percorso con l’analisi di alcuni disegni anonimi facenti parte di un corpus appartenente alla mano di un soldato della Grande Guerra, come si evince dalla data 10/3/16 e da  una iscrizione presente su uno di essi: «Les artistes de guerre». Sono, in gran parte, nudi di donna caratterizzati da notevole senso artistico, eleganza, maestria del segno e attenzione alla dimensione psicologica. 
fig. 2
Nelle figg. 1 e 2 è ripresa una stessa modella stante e poi adagiata per terra, con il braccio poggiato ad uno sgabello. Il contrasto tra l’ombra che le attraversa lo sguardo e la luce che ne mette in risalto le rotondità, emana una prorompente carica sensuale e vitale.
fig. 3
Nella fig. 3, una donna dalle forme spigolose è colta nell’atto di voltarsi. Alle sue spalle è raffigurato un profilo maschile con gli occhi rivolti a terra, possibile immagine di un voyeursismo turbato. La scritta apposta a margine riconduce al clima violento della guerra: “Je ne sais pas qui a fait ces horreurs” (“Non so chi ha fatto questi orrori”).
Vagheggiato talvolta con nostalgia, più spesso ambito e agognato, il corpo femminile è raffigurato in queste opere quale oggetto di desiderio. La tipologia di donna che vi corrisponde è quella della prostituta, costante presenza femminile che accompagna il militare nella concreta quotidianità bellica.
fig. 4
Se la bruta sensualità della prostituta è, in qualche modo, parte integrante della guerra, del tutto differente è la figura dell'infermiera, presenza spesso confortante per il soldato, parte di un mondo che si oppone a quello crudele dei combattimenti, dominati dalle leggi dell’effimero, dove la vita si dissolve come un soffio. Dolce e rassicurante è, ad esempio, l’infermiera ripresa in un’incisione di Henry De Groux recante la data «1916», tratta dalla importante serie intitolata Le Visage de la Victoire  (figura 4). Il sorriso ricolmo di fiducia e di speranza della ragazza è in sé un medicamento, un antidoto  per il soldato che giace ferito nel letto al suo cospetto.
fig. 5
Essa può incarnarsi anche in forme di allusiva sensualità, come in un disegno di Val Rau che riprende l’infermiera Bruni, dedita all’assitenza ai feriti dell’ospedale Corbinau (fig. 5) oppure apparentabile a quelle delle donne della casa lontana, alla madre, alla sorella o alla sposa che attendono il ritorno del figlio, del fratello o del marito partito soldato al fronte, come nella silografia firmata M. Martin di fig. 6.
fig. 6
Figure, queste, che svolgono anch’esse, seppure in un modo diverso, una funzione idealmente protettiva nei confronti del combattente loro congiunto. Attraverso il governo della casa, e poi tramite il sostegno morale, il contatto epistolare o anche soltanto con la preghiera, esse costituiscono un caposaldo di stabilità dentro l’universo della guerra. Come nell’antichità i Lari domestici.
Ma la guerra moderna travolge ogni costruzione consolatoria. Così, nella litografia di fig 7,  la Kollowitz ha scolpito il proprio volto con i segni vivi del dolore per la perdita del figlio, combattente nella Grande Guerra.

fig. 7

Le donne vittime e le ribelli
Spesso indirettamente toccate dagli eventi della guerra, le donne ne divengono talvolta esse stesse vittime. L’artista ebreo Abel Pann, con l’intento di denunciare le violenze e i crimini compiuti dai soldati tedeschi nei confronti dei civili in Russia, sulla popolazione ebrea in particolare, ha realizzato immagini di estrema crudezza, dove le violenze sulle donne appaiono preponderanti. In una di queste litografie, giacciono riversi sul pavimento i corpi senza vita di una donna e un bimbo, sullo sfondo di un ambiente domestico messo a soqquadro (fig. 8). 

fig. 8
Nessuna traccia degli autori dell'orribile eccidio compiuto nei confronti di deboli e di indifesi. Solo tristezza e vuoto.
Ma, alle volte, le vittime designate si ribellano alle violenze, come la donna rappresentata con due bimbi al suo fianco in una litografia di Henry de Groux (fig. 9). L’espressione torva, il pugno proteso in avanti in segno di sfida, ne esaltano la forza interiore e la tempra vigorosa di chi intende lottare ad oltranza per il diritto alla vita e per la dignità.
fig. 9


La spia: una donna ammaliatrice
Una figura femminile del tutto a se stante è quella della spia. Evocata in modo sinistro dalle testimonianze dei soldati, viene raramente rappresentata dagli artisti. André Devambez, autore di una serie di 12 acqueforti sulla condizione del soldato nella Grande Guerra, le ha dato una dignità artistica raffigurandola nell’incisione intitolata L’espionne (fig. 10
).
fig. 10
La scena raffigura tre soldati e una donna disposti attorno a quello che parrebbe un tavolo d’osteria. La donna con un fare ammaliante ammicca al giovane soldato seduto di fronte a lei, che si mostra lusingato e stupito, mentre i due compagni osservano la scena con maliziosa curiosità. Il titolo e la luce misteriosa che avvolge la scena ci avverte che, in guerra, il pericolo non è presente solo sul campo di battaglia. 

La vecchia e la morte
Terminiamo questo excursus con una rappresentazione di donna che incarna una condizione differente da quelle finora considerate: la Vecchia presso i cadaveri incisa da Henry De Groux (fig. 11). 

fig. 11
Non conosciamo l'identità della persona ritratta, che possiamo supporre una donna alla ricerca di un congiunto disperso oppure un’osservatrice che si aggira in un campo dopo la battaglia. La figura ricurva e decrepita, lo sguardo proteso verso l’immane ecatombe che si dispiega all’intorno, ne fanno un'immagine di assoluta disperazione: un emblema potente della vanità e dell’insensatezza della guerra. 


Carol Morganti

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