Riportiamo l’articolo di Luigi Barzini, Quel che è avvenuto a Oslavia, apparso in due parti sul «Corriere della Sera» del 6 e del 7 febbraio 1916, e da allora mai più ripubblicato. Tale lavoro viene espressamente citato da Walter Giorelli ne "Il sorriso dell'obice" (lettera del 9 febbraio 1916):
Ho letto sul «Corriere della sera» i due articoli di Barzini che descrive molto bene, da testimone oculare, quello che è avvenuto ad Oslavia; se li avete letti anche voi, vi sarete resi bene conto dei luoghi che percorro; S. Martino, Quisca, S. Floriano, paesini amenissimi, ora abbandonati e lacrimevoli.
Molto ci sarebbe da dire sulla figura quasi leggendaria di Luigi Barzini senior il quale, pur provenendo da una modesta famiglia di Orvieto che non gli aveva permesso di compiere gli studi universitari, arrivò a essere considerato il “re degli inviati speciali”. Scoperto e valorizzato dal direttore del «Corriere», Luigi Albertini, collaborò a lungo con il quotidiano milanese. Memorabili restarono i suoi reportage sul terremoto di Messina, sul raid automobilistico Parigi-Pechino, sulla guerra russo-giapponese e sulla Grande Guerra, considerati ancora oggi dei veri classici del giornalismo itinerante.
In questo testo, Barzini rappresenta con notevole vividezza, da giornalista di razza, la situazione che si andava delineando in quei mesi a Oslavia, località nominata in più occasioni da Giorelli come vero locus terribilis, luogo-simbolo della ferocia della guerra.
- Luigi Barzini: Quel che è avvenuto a Oslavia (prima parte)
- Luigi Barzini: Quel che è avvenuto a Oslavia (seconda parte)
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